La regolazione delle reti elettriche in Italia
Rapporto IEFE- Università Bocconi Progetto di ricerca promosso da ANIE Federazione
Roma, 18 giugno 2014 – La Regolazione delle Reti elettriche in Italia
Reti elettriche di trasmissione e distribuzione moderne ed efficienti sono un fattore imprescindibile per abbattere il prezzo all’ingrosso dell’energia, che rappresenta la voce principale della bolletta pagata dalle famiglie e dalle imprese, per assicurare una qualità del servizio adeguata e per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità ambientale che l’Europa e l’Italia si sono poste.
Il quadro regolatorio italiano, ovvero il sistema di regole e meccanismi messo a punto nel corso degli anni dall’Autorità di settore, si è rivelato una best practice a livello europeo, dimostrandosi adeguato a promuovere ingenti investimenti – oltre 25 miliardi di euro complessivi tra trasmissione e distribuzione – a indurre i gestori a comportamenti efficienti e a migliorare la qualità dei servizi di trasporto e distribuzione. Per il futuro, occorre che la regolazione evolva in funzione delle mutate condizioni del mercato elettrico, dettate dalla forte penetrazione delle rinnovabili e della generazione distribuita, in modo che si possa continuare a garantire agli operatori dei servizi di rete un quadro di regole favorevole agli investimenti.
Questo il quadro di sintesi che emerge dallo studio “La regolazione delle reti elettriche in Italia”, condotto dall’istituto Iefe dell’Università Bocconi per conto di ANIE.
Vista l’importanza cruciale dei servizi di rete, nonostante un peso relativamente modesto (15%) sul costo totale del kilowattora in Italia, lo studio si sofferma in particolare sulle performance degli operatori e sulla qualità ed efficacia dei meccanismi di regolazione. Dall’analisi svolta emerge che il sistema di regolazione italiano è stato tra i più avanzati a livello europeo. Col risultato, dall’avvio della regolazione, di oltre 7 miliardi di euro di investimenti nella trasmissione, e di oltre 18 miliardi di euro nella distribuzione. Non solo. A fronte di tale sforzo, negli ultimi 15 anni il mix di una regolazione virtuosa e di scelte lungimiranti da parte delle imprese ha fatto sì che il costo delle reti in tariffa sia sceso del 9%, quando la “componente energia” è aumentata del 103% (comunque a fronte di un aumento del brent del 358%), gli “oneri di sistema” del 417% e le “imposte” dell’80%.
Per quanto riguarda la trasmissione, nell’ultimo decennio i cambiamenti indotti dal massiccio sviluppo degli impianti tradizionali, da un lato, e del boom delle rinnovabili, dall’altro, hanno mutato radicalmente lo scenario di riferimento. Ai tradizionali obiettivi di sviluppo della rete – rimozione dei colli di bottiglia tra le aree, una maggiore interconnessione con i paesi esteri, ecc. – si sono aggiunte nuove esigenze legate alla maggiore complessità nella gestione del sistema.
A questi cambiamenti Terna ha fatto fronte con un massiccio piano di investimenti, in parte già realizzati (oltre 7 miliardi) e in parte in corso di realizzazione (2,7 miliardi su 8 programmati nel Piano di Sviluppo). I benefici sono presto detti: aumento della capacità di interconnessione con l’estero e riduzione delle congestioni di rete all’interno del Paese, fenomeno quest’ultimo che ha portato al progressivo azzeramento, con l’eccezione della Sicilia dove è in corso di realizzazione il collegamento Sorgente-Rizziconi, del differenziale di prezzo tra le diverse zone del mercato e un allineamento al prezzo unico nazionale.
Parallelamente, sono stati ottenuti significativi incrementi della qualità del servizio e una riduzione dei costi per i servizi di dispacciamento, stimati in circa 3,4 miliardi di euro, necessari all’esercizio del sistema elettrico in condizioni di sicurezza. Tutto questo ha comportato che a fronte di una qualità del servizio comparabile ai principali gestori di rete europei, il costo per utente del servizio di trasmissione, in Italia, sia in linea con quello di Spagna e Portogallo, mentre risulta inferiore, rispettivamente del 6% e del 36%, rispetto a Francia e Gran Bretagna. In valore assoluto, e solo considerando le principali 10 opere realizzate da Terna dal 2005 ad oggi, i benefici per il sistema in termini di minori costi generati (2,1 miliardi di euro) hanno giù più che compensato l’investimento sostenuto (circa 1,8 miliardi di euro).
A distanza di 15 anni dall’inizio della liberalizzazione, anche il servizio di distribuzione è cambiato radicalmente. Di più, gli investimenti effettuati in questo segmento del mercato hanno consentito di rendere effettiva e funzionante la concorrenza fra fornitori finali. In modo particolare, le imprese di distribuzione hanno significativamente migliorato la qualità del servizio (investendo oltre 5,7 miliardi di euro), che risulta oggi essere fra le più elevate a livello europeo; inoltre, anche attraverso l’installazione universale degli smart meters (con investimenti di 3,4 miliardi di euro), hanno
consentito sia notevoli risparmi in termini di costi, andati a beneficio dei consumatori come riduzione delle tariffe, sia l’applicazione di sistemi di pricing multiorario, in grado di dare ai clienti finali i corretti segnali di prezzo, costituendo un fattore determinante per il funzionamento del mercato libero in termini di disponibilità e tempestività delle misure dell’energia (al contrario di quanto accaduto per il mercato gas).
Come evidenziato per la trasmissione, anche le reti di distribuzione si trovano a dover connettere una quantità crescente di generazione distribuita da fonti rinnovabili: ad oggi, sono stati già connessi alla rete di distribuzione oltre 500 mila impianti. La connessione di piccole unità di generazione sta radicalmente cambiando il ruolo della rete di distribuzione che da unidirezionale, sempre più spesso si trova a dover gestire flussi bidirezionali di immissione e prelievo. Per questo motivo, i distributori hanno incominciato ad investire nelle c.d. reti intelligenti, che contribuiranno ad affrontare una delle sfide più critiche di oggi per l’Europa: garantire un uso efficiente e sostenibile delle risorse naturali.
Come già mostrato nel capitolo relativo al confronto internazionale, nonostante gli ingenti investimenti e i miglioramenti significativi della qualità del servizio, l’Italia si colloca oggi tra i paesi europei più efficienti, con costi medi di distribuzione per utente inferiori rispetto a tutti competitor europei. Di più, il combinato disposto dei vari meccanismi incentivanti introdotti dall’AEEGSI ha trasferito, tra il 2000 e il 2012, ai consumatori finali 7-8 miliardi di euro in termini di maggiori efficienze.
Quanto al futuro, la sfida sicuramente più importante, sia per la trasmissione sia per la distribuzione, è quella di meglio integrare la generazione rinnovabile, senza che ciò intacchi la qualità del servizio. Questo comporta la necessità di continuare ad investire: per il solo settore della distribuzione, secondo uno studio pubblicato da ANIE Energia e realizzato dal Politecnico di Milano, il mercato delle smart grids potrebbe richiedere da qui al 2020 dai 3 ai 10 miliardi di € in investimenti nel nostro Paese, che vanno ad aggiungersi agli investimenti di tipo tradizionale. E per il settore della trasmissione, ammontano a oltre 8 miliardi di euro gli investimenti previsti nei prossimi anni dal Piano di Sviluppo della rete, il 30% dei quali dedicati all’integrazione delle fonti rinnovabili.
Per garantire che questi investimenti siano realizzati, occorre che la regolazione evolva in funzione delle mutate condizioni del mercato elettrico, dettate dalla forte penetrazione delle rinnovabili e della generazione distribuita, in modo che si possa continuare a garantire agli operatori dei servizi di rete un quadro di regole favorevole agli investimenti, ed una remunerazione del capitale investito adeguata, al fine di poter continuare a portare benefici ai consumatori oltre che garantire un uso efficiente delle risorse naturali.